visita a cura di uno storico dell’arte e guida turistica
Due porte urbane cancellate dal tempo e dagli eventi, ma delle quali sussistono tracce nel sottosuolo fisico e psicologico della città. Il castello sforzesco fu intitolato a lungo a porta Giovia; Comasina si chiama ancor oggi un quartiere che si estende ben oltre la porta che aveva questo nome. Partendo dal varco che tra i palazzi moderni occupa il luogo della porta dedicata dai Romani a Giove, ci addentriamo in un dedalo viario di origine medievale, sopravvissuto agli squarci di via Dante e del distretto finanziario.
Dopo aver incontrato in palazzo Carmagnola un vero nido di memorie (il condottiero, gli ‘interrogatori’ fascisti, gli esordi del Piccolo teatro), ci immettiamo sulla direttrice di Porta Comasina, sulla cui area romana convivono a breve distanza ricordi dell’opulenza imperiale (il granaio) e delle Cinque Giornate (il comando di Radetzky era da queste parti).
In zona Brera percorriamo viuzze nascoste prima di sbucare tra la “movida” serale. Per via Pontaccio passiamo la Porta Comasina medievale, anch’essa sparita, e concludiamo l’itinerario tra la veneranda antichità di S. Simpliciano e la modernità del nuovo Piccolo Teatro.
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